Ambientazione


 Irminsul

Mito della Creazione

Dalla narrazione di Colei che Vede al figlio di Jotun

In un vuoto senza tempo e spazio vi era solo Lei, la Madre di tutte le cose che furono, sono e saranno.
Poi, dal suo amore, furono generati i Primi, spiriti di natura divina e suoi diretti discendenti.
E il silenzio fu pieno di altro. Furono create la parola e la musica e queste avevano una grande potenza, poiché esprimevano il pieno sentimento dei Figli e della Madre.
Dal canto dei Primi si creò quello che noi conosciamo: sole stelle, cielo.
Fu, dunque, la Grande Musica della creazione .

I Primi, nella loro infinita saggezza, decisero di elargire il dono dell'esistenza che avevano conosciuto grazie alla loro Madre: presero così a dar sfogo al loro estro originando molteplici mondi ed infinite creature.
Sebbene uniti in una sola armonia, a formare un unico canto corale, i Primi si espressero nel loro atto creativo in maniera originale ed autonoma: ognuno apportò qualcosa di suo, secondo la propria inclinazione e la propria indole.
Era questa l'epoca meravigliosa dell'Alba dei Tempi, durante la quale tutto ebbe inizio.

Fra gli infiniti mondi che la fiamma imperitura dei Primi andava creando, uno in particolare attirò l'attenzione di alcuni di loro, che in esso trovarono la massima espressione del loro desiderio di creazione e di vita. Fu questo il motivo in base al quale alcuni Primi scesero sul mondo prescelto al fine di plasmarlo.
Presero così nome di “Aòs”, che nell'antica lingua significa “Costruttori”. Modellarono le terre e le acque; le popolarono di svariate creature, ad alcune delle quali furono concesse ragione e ben dell'intelletto.

Pace ed armonia parevano caratterizzare l'opera dei Costruttori, tuttavia il seme dell'invidia, del rancore e della superbia incominciava ad attecchire e a germogliare nel cuore di uno di essi, Jotnar. Geloso per la creatività ed il genio espressi da Jotun, il prediletto di Colei che tutto Vede, meditò nel segreto del suo animo una tremenda vendetta nei confronti del fratello. Jotnar, difatti, desiderava con tutto il cuore prendere il suo posto ed appropriarsi delle sue arti, del prestigio che riscuoteva tra tutti i Costruttori, che spesso e volentieri si rivolgevano a Jotun in cerca di parere e di consiglio.
Durante i Giorni del Riposo, nel cuore del freddo inverno, tutti i Costruttori erano soliti interrompere il loro lavoro per celebrare la Madre ed approfittavano della pausa per consultarsi reciprocamente e pianificare le loro future opere. Una notte imperversava una tempesta furibonda e Jotun era l'ultimo rimasto nella sala comune: gli altri si erano già tutti ritirati. Jotnar attese che il fratello si assopisse un momento dinanzi al fuoco morente e lo pugnalò al cuore, più volte, senza pietà alcuna. Questo atto efferato e crudele pose fine alla magia dell'Alba dei Tempi.

La Guerra dei Primi e l'Albero del Mondo

L'assassinio di un innocente fu l'inizio di asprissime ostilità tra i Costruttori. Anche le loro creature, in special modo quelle senzienti, non furono immuni dalla guerra: scelsero di schierarsi con i loro artefici alimentando di conseguenza la fiamma dell'odio e dell'ostilità. Invidia, superbia, rancore e desiderio di vendetta furono sentimenti che si istillarono nell'animo dei Costruttori più facili ad essere sedotti dalle lusinghe di Jotnar il Traditore, che non si fece scrupolo di reclutar seguaci tra i propri fratelli e di sobillarli, di fomentarli contro chi – invece – lo additava come causa dei mali del mondo. Il sangue dei Primi scorse a fiumi, lordando la terra del mondo su cui combattevano; la sete di predominio non sembrava destinata a soccombere e coloro che fecero di Jotun il loro vessillo ed il loro paladino, fieramente cercavano di contrastare le schiere di Jotnar il Traditore. Tra essi v'era Adnah, una tra le più giovani dei Costruttori.
Ella, d'animo buono e gentile ma al medesimo tempo deciso e savia come e più di molti altri suoi fratelli, comprese una grande verità e la testimoniò ai difensori di Jotun: “Fratelli”, così li arringò durante una riunione “Se continuiamo questa guerra fratricida forse non soccomberemo, ma di certo né noi né i seguaci di Jotnar il Traditore avremo la meglio. Inoltre porteremo il mondo che abbiamo creato e tutte le entità a cui abbiamo dato vita, intelletto e ragione ad una fine disastrosa. Non saremmo più dei Costruttori, ma dei Distruttori. È davvero questo che vogliamo?” Nella sala dapprima calò un silenzio di tomba e poi cominciarono a levarsi i primi mormorii di assenso: Adnah aveva fatto breccia nei cuori e nelle menti degli altri.

Affascinati, gli altri Costruttori stettero ancora ad ascoltare la giovane Adnah mentre enunciava il piano che la sua mente saggia aveva elaborato: “Ho studiato a lungo gli antichi tomi, quelli che con tanta cura abbiamo sottratto alle devastazioni di Jotnar il Traditore e dei suoi seguaci e che gelosamente custodiamo in un luogo noto solo a noi. Ivi ho trovato narrazione di un Rituale antico più di tutti noi ed efficacissimo: è la nostra unica speranza per riuscire a porre fine a questa insensata guerra fratricida.” Fece una lunga pausa, i suoi occhi dal sapore di stelle rapite al cielo si soffermarono singolarmente su ogni Costruttore e su ogni Creatura presente nella grande sala. Quando riprese a parlare, la determinazione brillava nel suo sguardo e rifulgeva nella sua voce “Sacrificheremo noi stessi, ognuno di noi Costruttori. Ci immoleremo durante la notte dell'equinozio d'estate – tra poche settimane – e salderemo il nostro sangue e la nostra magia per creare Irminsul, il Grande Albero che racchiuderà la magia del mondo e i cui primi fiori distruggeranno le armate di Jotnar il Traditore, estinguendole interamente”.
Fecero come diceva Adnah. Il giorno del rituale con dolcezza si accomiatarono dalle loro creature e ognuno di loro, nessuno escluso, versò qualche goccia del proprio sangue pronunciando le parole che avrebbero suggellato il patto con la Magia del Mondo. Ad ogni stilla di linfa vitale donata, ad ogni sillaba dell'incanto recitata, un Costruttore moriva e una foglia si aggiungeva all'albero neonato. Un istante dopo che Adnah, l'ultima dei Costruttori a sacrificarsi, si era addormentata per sempre, un terremoto scosse tutto il mondo ed il Grande Albero crebbe immediatamente, raggiungendo dimensioni maestosissime. Fiori rossi come il sangue dei Primi morti per dargli la vita cominciarono a sbocciare sui suoi grandi rami: ad ogni fiore nato corrispondeva la morte di un seguace di Jotnar. L'ultimo fiore sancì l'annichilimento proprio del Traditore.
Irminsul, il Grande Albero della Magia, aveva trionfato.

Un Retaggio di Magia

La nascita del Grande Albero segnò l'inizio di una nuova Era.
E fu la Magia, come forse mai s'era vista prima di allora.
Ma la Magia non era perfetta.
Pochissime, tra le razze create all'Alba dei Tempi erano state risparmiate; tra di esse gli Aasimar, gli Abissali, i Demoni e gli Elfi. A questi ultimi fu affidata la custodia del sacro Irminsul.
Con il trascorrere dei secoli si aggiunsero nuove razze a quelle sopravvissute; i secoli divennero millenni ed i racconti relativi alla grande e sanguinosa guerra che aveva posto fine all'Alba dei Tempi sfumarono nella leggenda, ammantandosi di sacralità.
Anche l'arrivo di nuovi Primi, in un contesto ormai pacificato e prospero, fu avvolto dalla medesima aura di maestoso mistero.

Fu allora che le Sette Divinità – ovvero Feriy, Khorr, Leira, Morwell, Raswa­ti, Shanaas e Valekun – scesero dai cieli e giunsero fra le creature mortali, compiendo un nuovo atto di creazione: ebbe così origine la razza Umana, quella dotata del maggiore libero arbitrio, ma anche la meno longeva.
Anche fra le Sette Divinità con i secoli fecero breccia sentimenti negativi come rancore, ira, invidia e superbia. Tuttavia, almeno nel loro caso, il ricordo di quello che era successo ai tempi dei Primi fu un ottimo deterrente: non si innescarono pericolose guerre ma fu mantenuto, con molta fatica, un delicatissimo equilibrio.

Ciò, tuttavia, non significa che non ci furono complotti ed alleanze, che non ci furono attacchi, vendette e ritorsioni, anche se non si arrivò mai ad un conflitto vero e proprio. Sovente erano le creature che abitavano il mondo a farne le spese in maniera più pesante, punite solo perché colpevoli di credere ad una divinità piuttosto che ad un'altra. Nonostante questo, Colei che tutto Vede lasciò alle Sette Divinità la cura ed il comando di questo mondo senza mai più intervenire nelle sue vicende.

Le razze antiche degli Aasimar e degli Elfi divennero guardiane di quelle più giovani, ma il demoniaco seme della corruzione ben presto si sparse, portando tenebra laddove prima vi era solo luce.

Questo è dunque il mondo in cui muoviamo i nostri passi: un mondo ch'è eredità di un tempo andato, un mondo ch'è retaggio di magia.


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